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L'Autrice lavora su un'intuizione di fondo: la tecnica affidata a se stessa non tende al bene comune, ma procura utilità solo a chi la impiega. Due le filosofie in campo con le loro luci e ombre. La prima lascia andare le cose per il loro verso, consegnando la tecnica alla self-regulation degli imprenditori digitali, che produrranno regole negoziali con effetti vincolanti anche verso i terzi. Siamo dinanzi alle Autorità private, che rafforzano una dominanza incontestabile e assoluta approfittando dell'aporia normativa. La seconda filosofia, invece, consegna la tecnica all'eteronomia la quale, se decisa nel confronto dialettico maggioranza-opposizione, potrebbe orientare il processo tecnologico verso i valori della persona. In tale ultimo caso il bene finale consisterebbe nell'attivare un circuito virtuoso tendente a moltiplicare le occasioni di crescita, di presenza e quindi di effettiva partecipazione politica del cittadino digitale al nuovo scenario di una Rete democratica. L'Autrice coglie la novità di Internet non solo nei modelli regolatori, ma in ogni categoria giuridica: dal modo di essere dei diritti all'identità del regolatore, inevitabilmente pubblico-privato. Cadono i vecchi archetipi e si dubita che sia necessario disegnarne di nuovi, che rischierebbero di soffocare una realtà giuridico-economica in divenire. Questa raccolta di saggi è anche rivolta alle studentesse/i, perché è un invito ad accogliere il diritto come un'occasione per capire la quotidianità, valutare le sue opzioni e quindi scegliere, fasi essenziali alla democrazia e alla crescita della persona, come la nostra Costituzione ininterrottamente ci chiede di fare.